mercoledì 2 marzo 2016

Torino 28/02/2016 : FILM "VIVA CUBA LIBRE", A PATTO CHE SIA COME LO VOGLIONO GLI STATI UNITI!!




A proposito di “Viva  Cuba Libre” i compagni/e dell’alta Maremma  c.lo Italo Calvino, danno pieno sostegno agli amici Italia–Cuba di Torino impegnati a combattere le menzogne su Cuba. Pubblicando nel blog del circolo la loro comunicazione.

"Dal 25 al 28 febbraio presso il Cinema Massimo in via Verdi 18 a Torino, nella  seconda edizione, del Seeyousound International Music Film Festival nel corso della quale c’è stata la prentazione del film Viva Cuba Libre: Rap is War (2013, Jesse Acevedo)"


Nel programma di una manifestazione apparentemente di “Sinistra”  era riportato : "un documentario che documenta la storia dei fratelli Cruz, picchiati e arrestati perchè ascoltavano rap underground cubano che denunciava il disastroso stato economico e politico del paese;"


I compagni/e di Italia Cuba di Torino impegnati nel volantinaggio sul film “Viva Cuba libre”  hanno scritto:
“Devo dire che sentirne parlare è una cosa, ma vedere senza mediazioni le
"genialità" e le spudoratezze della mistificazione fa davvero un certo
effetto! Oltre tutto, senti cos'è successo...
La proiezione del film è stata introdotta da un tizio che avevo già conosciuto in passato (dell'Associazione "Sur" (1) che fa parte del "cosmo" della sinistra torinese) e che mi era sembrato un tipo "a posto". Al che ho pensato: "Beh, meno male che l'organizzazione ha avuto almeno il pudore e la decenza di far presentare il film da chi ha un po' di testa"...
E poi, invece abbiamo sentito le peggio nefandezze, a partire da: "A Cuba dicono che questo film sia stato sponsorizzato dal Dipartimento
di Stato degli Stati Uniti, ma anche fosse vero non è importante".
Non ho parole sui danni che riesce a fare la sinistra. (Sinistra?).
Contrariamente a quanto annunciato, non c'è stato dibattito, così non ho potuto fare nessuna domanda. Alla fine è venuto bene distribuire i volantini. Meno male che li avevamo preparati!
La cosa che mi ha sorpreso è stata che quando offrivamo il volantino e chiedevamo: "Vi interessa sapere cosa c'è dietro il film che avete appena visto?", nessuno dei circa 60 spettatori l'ha rifiutato, e il 90% ha addirittura risposto "Sì, volentieri".
Ecco qui il testo.

"VIVA CUBA LIBRE", A PATTO CHE SIA COME LA VOGLIONO GLI STATI UNITI
 E' Talento Cubano il nome del progetto che ha coinvolto i Los Aldeanos nella trappola del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Il bosniaco Rajko Bozic, promotore del piano, quando propose ad Aldo Rodríguez, il leader dei Los Aldeanos, di entrare a farne parte, non fece cenno delle sue reali intenzioni, né che lavorava per l'USAID (United States Agency for International Development), l'organizzazione statunitense con la missione di"mettere fine alla povertà e promuovere la società democratica nel mondo per aumentare la sicurezza e la prosperità degli Stati Uniti". Los Aldeanos caddero nella trappola e Rajko Bozic finì in prigione, così come prevede la Legge 88 della Repubblica di Cuba per la Protezione dell'Indipendenza e dell'Economia Nazionale, per aver cospirato contro l'integrità dello Stato, come sarebbe capitato a chiunque nelle sue condizioni in qualsiasi Stato del mondo.

L'operazione fu contemporanea ad altri due programmi sostenuti, appoggiati e finanziati dall'USAID: la realizzazione del "twitter cubano" ZunZuneo e l'invio di giovani latinoamericani nell'isola con lo scopo di promuovere dissenso. Entrambi i programmi si avvalevano di sotterfugi, a partire da chi
li finanziava: un'organizzazione culturale sotto la quale si celava l'ingerenza nordamericana.

Bozic era a contratto di Creative Associates International, l'Agenzia statunitense che "supporta i popoli del mondo nella realizzazione dei cambiamenti a cui aspirano", firmataria a sua volta di un contratto multimilionario con l'USAID. Creative Associates International si è sempre
astenuta da qualsiasi commento.

Obiettivo del progetto Talento Cubano era guidare il movimento hip-hop sull'isola "per aiutare la gioventù cubana a rompere il blocco informativo" e creare "reti giovanili per il cambiamento sociale". Tutto è dimostrato e
provato dai documenti della stessa USAID venuti allo scoperto, costati le dimissioni del suo direttore indiano-statunitense Rajiv Shah.

I contrattisti di Creative Associates fagocitarono Aldo e altri musicisti cubani in progetti che apparivano come iniziative culturali, ma che in realtà miravano a dar visibilità e indurre i fan a sfidare pubblicamente il governo cubano sotto la parvenza della protesta culturale.

I Los Aldeanos si presentarono nella cittadina di Candelaria il 5 giugno 2009. Di fronte a circa 150 spettatori cantarono brani rap sulla censura e sul fatto che venisse loro proibito di esibirsi nella capitale. La polizia arrivò dopo l'ultima canzone. Mentre i rapper discutevano con gli agenti in uniforme, Bozic e il suo team si defilarono. Aldo e il cameraman passarono
la notte in prigione per "disturbo della quiete pubblica", dichiarò Bozic.

Creative Associates utilizzò la rete  ZunZuneo per inviare centinaia di
migliaia di messaggi che chiedevano ai cubani se Los Aldeanos dovessero  suonare all'imminente Concerto della Pace di Plaza de la Revolucion con Juanes, un cantautore colombiano che fece parte della organizzazione. Neanche i rapper conoscevano l'origine dei messaggi. Anche se Juanes non li invitò al Concerto, si incontrò con i Los Aldeanos presso il lussuoso Hotel Nacional. Alla fine del Concerto, Juanes ringraziò i Los Aldeanos per la soddisfazione di Creative Associates, che se lo auspicava come legittimazione e per allentare la pressione delle polemiche di quei giorni.
Juanes si fece fotografare insieme ad Aldo, al suo collega rapper Bian Rodríguez e a Silvito el libre, figlio di Silvio Rodriguez. Da questo fatto deriva il titolo del film del messicano Jesse Acevedo, Viva Cuba Libre.

Los Aldeanos furono invitati ad esibirsi al Festival Rotilla (a Playa Jibacoa), festival di musica elettronica che si svolge sull'isola nel mese  di agosto. Il festival, di tre giorni, è considerato il più grande festival di musica indipendente di Cuba. Nell'agosto del 2010, Rotilla attrasse la più grande folla della sua storia, 15.000 persone. Los Aldeanos criticarono i funzionari del governo e presero di mira la polizia, che certamente era
presente. Aldo urlò a tutto microfono: "La polizia mi ispira pietà piuttosto che odio, perché è così mangiamerda che nemmeno si rende conto di essere vittima del sistema". Adrian gridò: "Viva Cuba Libre!" mentre la folla applaudiva. Ora Aldo e Adrian vivono in Florida.

Per tutta questa vicenda non fu mai arrestato nessuno e la storia raccontata nel film è una delle tante manipolazioni contro Cuba. Al termine dell'episodio di Candelaria ci furono alcuni fermi per oltraggio alle autorità, ma nessuno è mai stato giudicato e detenuto.

La leggenda del film ruota attorno alla supposta tortura dei due fratelli Cruz, anche se tra le righe si vuole fare intendere che questi siano stati torturati per aver ascoltato i Los Aldeanos o per essere membri della
UNPACU.

I fratelli Cruz non esistono: sono una invenzione per parlare di torture e "arresti politici". La UNPACU (Union Patriotica Cubana), invece sì: è un gruppo controrivoluzionario guidato da José Daniel Ferrer, di Palma Soriano, vicino a Santiago de Cuba. Fu uno dei 75 mercenari arrestati e condannati a 20 anni di prigione nell'aprile del 2003 per reati contro l'indipendenza e
l'integrità dello Stato (Legge 88 della Repubblica di Cuba). Scontò sette anni e si rifiutò di andare in Spagna quando, su mediazione della Chiesa Cattolica, una parte di quei 75 decisero di andare a vivere lì.

José Daniel Ferrer è uno dei collaboratori più stretti dell'attuale strategia degli Stati Uniti. Partecipò al Vertice di Panama dove incontrò
Obama, che incontrerà di nuovo durante la visita del 21 e 22 marzo all'Avana. Appartiene a quella che il presidente degli Stati Uniti chiama "società civile" cubana. Riceve migliaia di dollari l'anno per partecipare ad attività che mirano al rovesciamento politico di Cuba. Non va d'accordo con Bertha Soler, la leader di un altro "famoso gruppo dissidente", le Damas de Blanco. Ha un basso livello di scolarità, è arrogante, maleducato e ignorante di temi politici come coloro che invece lo  appassionano elargendogli dollari. La UNPACU organizza eventi in cui si profondono provocazioni e scandali per scopi politici. Per queste azioni i loro membri
ricevono lauti compensi.

Los Aldeanos non sono mai stati un gruppo molto seguito e, comunque, si è disintegrato non appena il governo di Cuba ha dimostrato che erano stati manipolati. E' successo dopo lo scandalo del Festival di Jibacoa: erano
stati fagocitati da emissari provenienti dall'America Latina che avevano promesso sovvenzioni ai loro progetti se i testi delle loro canzoni avessero criticato il governo cubano. Inoltre, sono serviti come collegamento per il deposito di denaro della NED (National Endowment for Democracy), un'altra organizzazione statunitense che supporta la "libertà nel mondo", della citata USAID e della CADAL (Centro para la Apertura y el Desarrollo de America Latina) guidata da Gabriel Salvia, il quale arrivò dall'Argentina al secondo Vertice della CELAC con il preciso scopo di sabotarlo, proprio con l'aiuto di quel José Daniel Ferrer, scelto e promosso dagli Stati Uniti.

Jesse Acevedo, il regista di Viva Cuba Libre di origine messicana eresidente in Florida, dichiarò in un'intervista di aver rischiato il carcere per filmare Los Aldeanos. Disse che aveva il permesso delle autorità cubane
per  realizzare un altro progetto, per girare un altro film, ma poi scoprì la storia dei Los Aldeanos e cambiò obiettivo. Disse di aver usato piccole videocamere per passare inosservato come un turista. Evidentemente, qualcosa deve aver rischiato, ma non per filmare i Los Aldeanos, quanto piuttosto per
non avere i permessi in regola, come in quelle condizioni chiunque rischierebbe in qualsiasi Paese del mondo. E' un problema che capita spesso anche a molti giornalisti che entrano a Cuba con il visto turistico e poi, se vengono "cacciati", si lamentano che a Cuba non c'è libertà, "dimenticando" che in tutti i paesi del mondo se entri per fare il giornalista devi avere il visto da giornalista.

Infine, i fratelli Cruz non compaiono neanche nella lista dei "prigionieri

politici" stilata ogni anno dal "dissidente" Elizardo Sanchez per ottenere il compenso del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

Questa è l'illustre società civile che Obama vorrà incontrare durante la sua imminente visita a Cuba.

(1)          L’Associazione SUR: Società Umane Resistenti affiliata all’ARCI si presenta così :
L'associazione SUR, affiliata ARCI, svolge da anni un importante lavoro di monitoraggio e informazione sulla situazione dei paesi dell'America Latina, attraverso il web (sito e newsletter) e la promozione di iniziative di vario genere. Non lasciamoci però ingannare dalla voluta ambiguità dell'acronimo che dà nome all'associazione: SUR non rimanda solo a un luogo geografico, ma è anche un luogo dell’anima, un'associazione, una comunità solidale, umana e responsabile, sintetizzato nella dicitura Società Umane Resistenti




domenica 31 gennaio 2016

Nuove misure degli USA verso Cuba: positive, ma insufficienti / Nuevas medidas de EE.UU. hacia Cuba: positivas, pero insuficientes


Le misure annunciate dai dipartimenti del Commercio e del Tesoro statunitensi sono positive, ma insufficienti, e dimostrano che il presidente Barack Obama ha facoltà per eliminare elementi sostanziali del bloqueo economico contro Cuba, considerano gli esperti.  

Le regolazioni sono state pubblicate in forma congiunta dall'Ufficio di Controllo degli Attivi Stranieri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro, entità incaricata di fare compiere le sanzioni alla nazione caraibica, e l'Ufficio dell’Industria e della Sicurezza del Dipartimento di Commercio, che soprintende i controlli alle esportazioni.  
  
I cambiamenti che sono entrati in vigore questo mercoledì, hanno lo scopo espresso di facilitare le esportazioni e rendere flessibili i viaggi a Cuba, benché mantengano intatto il corpo principale del regime di misure punitive.  
  
Il pacchetto autorizza la concessione di crediti a Cuba per pagare certe esportazioni autorizzate dagli Stati Uniti, fatto che è qualcosa di nuovo ed importante, insieme a riconosce, almeno a metà, il ruolo delle aziende statali come enti imprescindibili per realizzare gli scambi.  
  
Tuttavia, in questa sezione il Governo statunitense impone condizioni, enunciando una politica di rifiuto di prodotti che generino entrate per lo Stato, compreso il turismo, l'estrazione e la produzione di minerali o che possano essere utili per le forze armate, la polizia e gli organi di sicurezza dello Stato.  
  
Benché le nuove regolazioni vadano nella direzione corretta, mantengono la proibizione all'isola caraibica di utilizzare il dollaro nelle transazioni internazionali, quello che colpisce perfino la concessione di prestiti entità cubane per acquisire prodotti nel paese settentrionale, perché per pagarli sarebbe necessario utilizzare banche in paesi terzi,con un'altra moneta, con le conseguenti erogazioni addizionali.  
  
Recenti ed elevate multe del Governo statunitense contro banche di altre nazioni provocano che le istituzioni finanziarie respingano il commercio con Cuba, perché temono possibili punizioni, perfino quando il Dipartimento del Tesoro li autorizza.
  
Un altro aspetto significativo è che le nuove misure non menzionano la possibilità di un vero commercio bilaterale: a Cuba è continua ad essere proibito vendere prodotti al suo vicino.  
  
D'altra parte, le misure ampliano le possibilità affinché viaggino a Cuba quelli che operano od offrono servizi in imbarcazioni ed aeronavi, ed altre azioni che facilitano il soggiorno temporaneo di questi mezzi autorizzati dal Dipartimento di Commercio.  
  
Queste sezioni del documento sono in consonanza coi recenti accordi preliminari firmati tra entrambe le parti per la ripresa dei voli commerciali, fatto che richiederà una complessa impalcatura di transazioni.  
  
Come elemento innovativo, si ampliano le licenze di viaggi per l'elaborazione di materiali informativi, compresa la registrazione o produzione di film, spettacoli musicali e programmi di televisione, tra gli altri.  
  
Inoltre, le norme espandono le possibilità di organizzare nell’isola riunioni e conferenze, qualcosa che fino ad oggi era proibito.  
  
Questo pacchetto di disposizioni evidenza, inoltre, uno degli obiettivi fondamentali della nuova politica del Governo degli Stati Uniti verso Cuba: ottenere con metodi più sofisticati un cambiamento nel sistema cubano, qualcosa che non hanno potuto ottenere durante più di 50 anni mediante una strategia che lo stesso Obama riconobbe sia fallita.  
  
In questo senso, le provviste del Governo statunitense autorizzano l'esportazione di beni e programmi di informatica ed educativi per organizzazioni non governative affini agli interessi di Washington.  
  
Infine coincidono specialisti nel tema che una prima lettura delle misure annunciate dai dipartimenti di Commercio e del Tesoro dimostra che questi sono positivi malgrado lascino intatti importanti ostacoli per lo sviluppo delle relazioni tra i due paesi.  
  
Nonostante, servono da stimolo per quelli che sperano che il capo della Casa Bianca utilizzi le sue ampie attribuzioni esecutive e tolga, nei mesi che gli rimangono nel suo incarico, una buona parte delle restrizioni che impediscono di migliorare i nessi bilaterali, perché disattivare il corpo totale del bloqueo può farlo solo il Congresso.  
  
Cuba e gli Stati Uniti ristabilirono relazioni diplomatiche il 20 luglio 2015 e le sue rispettive Sezioni di Interessi si trasformarono in ambasciate, fatto che segnò l'inizio di un lungo processo verso la normalizzazione dei vincoli tra le due nazioni.  


Roberto Garcia Hernandez, giornalista di Prensa Latina 



Nuevas medidas de EE.UU. hacia Cuba: positivas, pero insuficientes
La Habana, 26 ene (PL) Las medidas anunciadas hoy por los departamentos de Comercio y Tesoro estadounidenses son positivas, pero insuficientes, y demuestran que el presidente Barack Obama tiene facultades para eliminar elementos sustanciales del bloqueo económico contra Cuba, estiman expertos.
Las regulaciones fueron publicadas de forma conjunta por la Oficina de Control de Activos Extranjeros (OFAC) del Departamento del Tesoro, entidad encargada de hacer cumplir las sanciones a la nación caribeña, y el Buró de Industria y Seguridad del Departamento de Comercio, que supervisa los controles a las exportaciones.

Los cambios, que entran en vigor este miércoles, tienen el fin expreso de "facilitar las exportaciones y flexibilizar los viajes a Cuba", aunque mantienen intacto el cuerpo principal del régimen de medidas punitivas.

El paquete autoriza la concesión de créditos a Cuba para pagar ciertas exportaciones autorizadas desde Estados Unidos, lo cual es algo nuevo e importante, a la vez que reconoce, al menos a medias, el papel de las empresas estatales como entes imprescindibles para realizar los intercambios.

Sin embargo, en esta sección el Gobierno estadounidense impone condiciones, al enunciar una política de denegación de productos que generen ingresos para el Estado, incluido el turismo, la extracción y producción de minerales o que puedan ser útiles para las fuerzas armadas, la policía y los órganos de seguridad del Estado.

Aunque las nuevas regulaciones marchan en la dirección correcta, mantienen la prohibición a la isla caribeña de utilizar el dólar en las transacciones internacionales, lo que afecta incluso la concesión de préstamos a entidades cubanas para adquirir productos en el país norteño, pues para pagarlos sería necesario utilizar bancos en terceros países,con otra moneda, con las consiguientes erogaciones adicionales.

Recientes y elevadas multas del Gobierno estadounidense contra bancos de otras naciones hacen que las instituciones financieras rechacen hacer negocios con Cuba, pues temen posibles castigos, incluso cuando el Departamento del Tesoro los autoriza.

Otro aspecto significativo es que las nuevas provisiones no mencionan la posibilidad de un verdadero comercio bilateral: a la nación caribeña le sigue vedado vender productos a su vecino.

Por otra parte, las medidas amplían las posibilidades para que viajen a Cuba quienes operan o brindan servicios en embarcaciones y aeronaves, y otras acciones que facilitan la estancia temporal de esos medios autorizados por el Departamento de Comercio.

Estos acápites están en consonancia con los recientes acuerdos preliminares firmados entre ambas partes para la reanudación de los vuelos comerciales, los que requerirán un complejo entramado de transacciones.

Como elemento novedoso, se amplían las licencias de viajes para la elaboración de materiales informativos, incluida la grabación o producción de películas, espectáculos musicales y programas de televisión, entre otros.

Las ordenanzas también expanden las posibilidades de organizar en la isla reuniones y conferencias, algo que hasta la fecha estaba prohibido.

Este paquete de disposiciones evidencia, además, uno de los objetivos fundamentales de la nueva política del Gobierno de Estados Unidos hacia Cuba: lograr por métodos más sofisticados un cambio en el sistema cubano, algo que no pudieron hacer durante más de 50 años mediante una estrategia que el propio Obama reconoció como fracasada.

En ese sentido, las provisiones del Gobierno estadounidense autorizan la exportación de bienes y programas informáticos y educativos para organizaciones "no gubernamentales" afines a los intereses de Washington.

En fin, que una primera lectura de las medidas anunciadas por los departamentos de Comercio y Tesoro muestra que estas son positivas a pesar de que dejan intactos importantes obstáculos para el desarrollo de las relaciones entre ambos países, coinciden especialistas en el tema.

No obstante, sirven de acicate para quienes esperan que el jefe de la Casa Blanca utilice sus amplias atribuciones ejecutivas y levante, en los meses que le quedan en su cargo, una buena parte de las restricciones que impiden mejorar los nexos bilaterales, pues desactivar el cuerpo total del bloqueo solo puede hacerlo el Congreso.

Cuba y Estados Unidos restablecieron relaciones diplomáticas el 20 de julio de 2015 y sus respectivas Secciones de Intereses se convirtieron en embajadas, hecho que marcó el inicio de un largo proceso hacia la normalización de los vínculos entre las dos naciones.

mgt/rgh


sabato 23 gennaio 2016

Evo Morales ringrazia per appoggio di Cuba a Bolivia nella salute pubblica / Agradece Evo Morales apoyo de Cuba a Bolivia en salud pública


22 gen (Prensa Latina) Un forte applauso per il leader storico della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro e per il presidente cubano, Raul Castro, oltre che per i membri della Brigata Medica cubana sono stati chiesti dal presidente Evo Morales all'Assemblea Legislativa Plurinazionale, in gratitudine per l'importante apporto dato alla salute boliviana. 
                  
Nella relazione della sua gestione durante i primi 10 anni di governo alla testa della rivoluzione boliviana, Morales è emerso il riconoscimento della salute pubblica come un diritto umano fondamentale, stabilito nella Costituzione Politica promulgata il 7 febbraio 2009.  
  
Informò che la Brigata Medica cubana ha realizzato dal suo arrivo nel 2006 un totale di 63 milioni 116 mila visite gratuite ai boliviani, ha salvato 86229 vite, ha svolto 45248 parti, 171712 chirurgie e cinque milioni 818 mila analisi cliniche.  
  
Ha messo in chiaro che dal 2005, per iniziativa di alcuni municipi erano già presenti oftalmologi e tecnici dell'Operazione Miracolo, e nel totale in questi 10 anni gli specialisti cubani recuperarono la vista di 672508 pazienti, di questi 542529 boliviani.  
  
Questo paese andino conta oggi su 5150 medici generali laureati nella Scuola Latinoamericana di Medicina di Cuba, oltre ad uno specialista in genetica e nove laureati di quarto livello in assistenza genetica, ha sottolineato Morales.  
  
Del presupposto generale dello Stato, nel 2005 la salute occupava il 6,5%, mentre nel 2015 questo titolo salì all’11,5%, aggregò.  
  
Il miglioramento in tutti gli indici della salute in Bolivia conserva una stretta relazione con la diminuzione della breccia tra ricchi e poveri, dal 128% iniziando il suo governo nel 2006 al 39% nel 2015.  
  
Ig/prl      
  

La Paz, 22 ene (PL) Un fuerte aplauso al líder histórico de la Revolución Fidel Castro y al presidente cubano,  Raúl Castro, así como a los integrantes de la Brigada Médica cubana pidió hoy el presidente Evo Morales a la Asamblea Legislativa Plurinacional, en agradecimiento por el importante aporte dado a la salud boliviana. 


En el informe de su gestión durante los 10 primeros años de gobierno a la cabeza de la revolución boliviana, Morales destacó el reconocimiento de la salud pública como un derecho humano fundamental, establecido en la Constitución Política promulgada el 7 de febrero de 2009.

Informó que la Brigada Médica cubana ha realizado desde su llegada el 2006 un total de 63 millones 116 mil consultas gratuitas a bolivianos, salvado 86 mil 229 vidas, hecho 45 mil 248 partos, 171 mil 712 cirugías y cinco millones 818 mil análisis clínicos.

Aclaró que desde el 2005, por iniciativa de algunos municipios estaban presentes oftalmólogos y técnicos de la Operación Milagro, y en el total de estos 10 años los especialistas cubanos recuperaron la vista de 672 mil 508 pacientes, de ellos 542 mil 529 bolivianos.

Este país andino cuenta hoy con cinco mil 150 médicos generales graduados en la Escuela Latinoamericana de Medicina de Cuba, así como un especialista en genética y nueve graduados de cuarto nivel en asesoramiento genético, recalgó Morales.

Subrayó la importancia que su gobierno otorga al tema de la salud, al revelar que el presupuesto estatal del 2005 para este rubro era el 3,6 por ciento del Producto Interno Bruto (PIB), mientras el 2015 fue del 6,2 por ciento del PIB, para un crecimiento casi del 100 por ciento.

Del presupuesto general del Estado, en el 2005 la salud ocupaba el 6,5 por ciento, mientras en el 2015 este rubro subió al 11,5 por ciento, agregó.

En sus primeros 10 años de gobierno, dijo, se han adquirido 212 máquinas de hemodiálisis para tratamientos gratuitos en 15 centros, mientras antes sólo había cinco en el país, y de este equipamiento se han beneficiado dos mil 854 pacientes desde 2014 y hecho 104 trasplantes renales también sin costo.

Del 2006 al 2015 se aplican nuevas estrategias para la vigilancia y control de la tuberculosis, y más de 42 mil pacientes han concluido satisfactoriamente su tratamiento, comentó Morales tras señalar el incremento de mil 512 ambulancias en todo el país.

La mejora en todos los índices de salud en Bolivia guarda estrecha relación con la disminución de la brecha entre ricos y pobres, de 128 al iniciar su gobierno el 2006 al 39 por ciento en el 2015.

to/prl





venerdì 15 gennaio 2016

Eroe cubano Gerardo Hernandez ringrazia per solidarietà spagnola/Héroe cubano Gerardo Hernández agradece solidaridad española




14 gen (Prensa Latina) L'Eroe della Repubblica di Cuba, Gerardo Hernandez, ha ringraziato il popolo spagnolo per la sua solidarietà, che durante la lunga reclusione sofferta negli Stati Uniti insieme ai quattro compatrioti non ha mai smesso di lottare.  
  
“Vengo a ringraziare spagnole e spagnoli, che contribuirono allo sforzo internazionale con tante iniziative per la mia liberazione e quella dei miei quattro fratelli”,  ha dichiarato  al suo arrivo questo giovedì alle Isole Canarie.  
  
Il lottatore antiterrorista è stato ricevuto nell'aeroporto di questo arcipelago da Ines Miranda, consigliera del Consiglio comunale di Gran Canaria, e dall'ambasciatore cubano in Spagna, Eugenio Martinez.  
  
Hernandez ha elogiato i rappresentanti della solidarietà che credettero sempre nella causa dei Cinque ed appoggiarono ed appoggiano il popolo cubano nel suo coraggio permanente nella lotta per restare indipendente, eliminare il bloqueo statunitense ed adottare la sua propria forma di sviluppo.  
  
Durante il suo soggiorno a Las Palmas, Hernandez si riunirà col presidente del Consiglio comunale Insulare di Gran Canaria e con un gruppo di sindaci membri della Federazione dei Municipi delle Canarie, istituzione che nel 2011 sottoscrisse due risoluzioni a beneficio della libertà degli antiterroristi.   
  
La madre di Gerardo, Carmen Nordelo Tejera, morta nel novembre del 2009, nacque il 15 febbraio 1934 nelle Isole Canarie ed all'età di 16 anni emigrò a L'Avana.  
  
Dopo la sua visita al territorio insulare, l'Eroe della Repubblica di Cuba si trasferirà a Madrid, dove sarà ricevuto dal segretario generale del Partito Comunista della Spagna, Josè Luis Centella, e membri della coalizione Izquierda Unida.  
  
Ig/edu     




testo integrale :

Héroe cubano Gerardo Hernández agradece solidaridad española

Madrid, 14 ene (PL) El Héroe de la República de Cuba Gerardo Hernández agradeció hoy la solidaridad del pueblo español durante el largo encierro que padeció en Estados Unidos junto a cuatro compatriotas por luchar contra el terrorismo. (PLRadio)
Vengo a retribuir a españolas y españoles que con tantas iniciativas contribuyeron al esfuerzo internacional por mi liberación y la de mis cuatro hermanos, declaró a su llegada este jueves a las Islas Canarias.

El luchador antiterrorista fue recibido en el aeropuerto de ese archipiélago por Inés Miranda, consejera del Cabildo de Gran Canaria, y por el embajador cubano en España, Eugenio Martínez.

En la terminal aérea dieron también la bienvenida al visitante Lola González, presidenta de la Plataforma Canaria de Solidaridad con los Pueblos, Ulises Barquín, cónsul general de La Habana en esa comunidad autónoma, entre otros amigos de la isla caribeña.

Hernández reconoció, además, a quienes acogieron y estimularon a los familiares de Los Cinco, como fueron conocidos él, René González, Ramón Labañino, Antonio Guerrero y Fernando González en la cruzada mundial por su excarcelación.

Elogió a los representantes de la solidaridad que siempre creyeron en la causa de Los Cinco y a aquellos que apoyaron y apoyan al pueblo cubano en su permanente porfía por ser independiente, eliminar el bloqueo estadounidense y adoptar su propia forma de desarrollo.

Durante su estancia en Las Palmas, Hernández se reunirá con el presidente del Cabildo Insular de Gran Canaria y con un grupo de alcaldes miembros de la Federación Canaria de Municipios, institución que en 2011 suscribió dos resoluciones a favor de la libertad de los antiterroristas.

Tiene previsto también encuentros con destacados juristas, personalidades y representantes de organizaciones sociales, sindicales y políticas.

La madre de Gerardo, Carmen Nordelo Tejera, fallecida en noviembre de 2009, nació el 15 de febrero de 1934 en las Islas Canarias y a la edad de 16 años emigró a La Habana.

Tras su visita al territorio autonómico, el Héroe de la República de Cuba se trasladará a esta capital, donde será recibido por el secretario general del Partido Comunista de España, José Luis Centella, y miembros de la coalición Izquierda Unida.

En Madrid conversará con diputados de diversos partidos y de la Eurocámara, con representantes de asociaciones de solidaridad con la isla y de otros sectores de la sociedad para retribuir las múltiples muestras de apoyo que contribuyeron a la liberación de Los Cinco.

Los antiterroristas fueron arrestados en Miami en 1998 por monitorear la actividad de grupos extremistas con un enorme historial de acciones beligerantes contra la mayor de las Antillas.

Tres años después recibieron duros castigos en un amañado juicio lleno de irregularidades, según reconocieron prestigiosos juristas internacionales.

Fernando y René salieron de su cautiverio tras cumplir sus condenas, mientras que Labañino, Guerrero y Hernández lo hicieron en diciembre de 2014 gracias a un acuerdo entre las autoridades de La Habana y Washington.

ro/edu

martedì 12 gennaio 2016

Granma : Il Pentagono lavora a un piano per chiudere il carcere di Guantánamo

Alla fine de 2015 la Casa Bianca ha respinto un progetto, considerandolo troppo costoso.



Il presidente degli USA, Barack Obama, ribadisce il suo impegno di chiudere il carcere della Base Navale di Guantánamo (a Cuba) prima di abbandonare il potere nel gennaio del 2017, ha assicurato il suo capo di gabinetto, Denis McDonough.
"Lui lo sente come un obbligo con il suo successore, lo vuole chiudere e lo faremo, certo che sì!” ha detto McDonough in un’intervista con la catena di televisione Fox News.
Il capo di gabinetto di Obama non ha però precisato se il presidente potrà utilizzare misure esecutive o decreti con il fine di chiudere la prigione per i sospettati di terrorismo, nel caso che il Congresso non cooperi al suo piano.
“Il presidente ha detto che presenterà il suo piano al Congresso e lavorerà con il Congresso e poi giungeranno ad alcuna determinazione finale”, si è limitato ad indicare McDonough.
Quando giunse al potere nel 2009, Obama promise di chiudere la prigione di Guantánamo in un anno e da allora ha segnalato i veti posti dal Congresso per il trasferimento dei prigionieri, come il principale ostacolo che ha impedito di compiere la sua promessa.
Il Governo di Obama ha fatto dei passi avanti nel trasferimento dei prigionieri a terzi paesi e nella prigione ora restano 105 prigionieri di quegli 800 che erano rinchiusi dieci anni fa, in maggioranza senza accuse di sorta.
La Casa Bianca prevede di lasciare la popolazione carceraria al di sotto del centinaio di reclusi per la fine di gennaio, per accelerare la liberazione di coloro che, si suppone, non sono una minaccia, e considera opzioni carcerarie per quelli che sono considerati pericolosi o sono in attesa di giudizio in commissioni militari.
Il Pentagono lavora da più di sei mesi a un piano per chiudere il carcere nell’Isola di Cuba e alla fine del 2015 la Casa Bianca ha respinto un progetto considerandolo troppo costoso.

La chiusura di Guantánamo è ostacolata anche dal timore dei legislatori e degli esperti che coloro che sono stati reclusi lì dentro a Guantánamo dove si interrogava usando la tortura e creando un sistema al di fuori delle garanzie legali statunitensi, si uniscano a gruppi radicali islamici all’uscita dalla prigione. (Traduzione GM - Granma Int.)



lunedì 11 gennaio 2016

Le lacrime di Obama



Non so come, quando e perché il giornalista David Brooks ha cominciato a cambiare idea sul suo presidente, ma so che per me Obama è l’esempio di una grande occasione mancata essendo stato il primo afrodiscendente assurto alla presidenza degli Stati Uniti. La sua responsabilità era grande e gli è stato attribuito immediatamente (per incoraggiarlo?) il Premio Nobel per la Pace. Doppia responsabilità. Il risultato è stato uno degli esempi di ipocrisia e falsità più scandalosi che io conosca. Brooks ricorda quello che mi pare il crimine più scandaloso –la sua autorizzazione all’uso dei droni contro individui accusati di terrorismo- insieme ad altri. Io aggiungerei anche la sua incapacità/impossibilità di chiudere la prigione illegale nonché centro di tortura nell’illegale base di Guantánamo la cui restituzione alla Repubblica di Cuba,, a quanto sostiene lo stesso Obama, non può far parte dei negoziati in corso fra quei due paesi. Perché?


L’immagine della settimana (beh, fino a che è stata superata da quella di Sean Penn e di El Chapo) è stata quella delle lacrime di Obama.
Il presidente, famoso per mantenere sotto controllo le sue emozioni, ha presentato una serie di misure esecutive minime per affrontare quella che alcuni considerano una epidemia di violenza con armi da fuoco –in questo settore, è il paese progredito più sanguinario del mondo con più di 30.000 morti all’anno. Rispetto all’assoluta impossibilità di promuovere riforme alle leggi sempre più permissive sull’acquisto e l’uso personale di armi da fuoco –cosa che in molti considerano un sacro diritto protetto dalla Costituzione-, a causa della ferrea opposizione del Congresso, Obama ha cercato di fare qualcosa tipo imporre un po’ più di controllo.
Affrontando il tema degli incessanti episodi di violenza, soprattutto i pluriomicidi con armi da fuoco in molti casi acquistate legalmente, si è riferito, fra altri avvenimenti sanguinosi, a quanto avvenuto in una scuola elementare del Connecticut nel 2012, quando un giovane armato uccise 20 bambini e 6 adulti. All’improvviso ha interrotto il suo discorso, gli ha tremato la voce e si è sciolto in lacrime. Nella scena teletrasmessa in quel momento si sente il rumore di decine di macchine fotografiche mentre scattano migliaia di foto. La nota diceva: Obama ha pianto.
Si sono subito scatenate reazioni di vario tipo. Commenti conservatori nel media più potente della destra, Fox News, sfottevano chiedendo perché non avesse pianto per le vittime del terrorismo in California mentre qualcuno addirittura insinuava che fosse pura commedia e che di sicuro teneva una cipolla sotto il leggio per provocare le lacrime. I liberali, furiosi per queste insinuazioni, hanno difeso il pianto presidenziale e hanno assicurato che era reale. Altri, che a questo punto non credono più a nessun politico, lo hanno visto come un altro atto della commedia in cui gli attori piangono davvero, ma sanno farlo professionalmente.
Ma perché è difficile sentirsi solidali con le sue lacrime, vere o false che siano?
Nella stessa settimana in cui ha pianto, stava mettendo in atto una politica che poneva a rischio la vita di centinaia di bambini. Il quotidiano più importante del paese, il New York Times, ha pubblicato un editoriale che condanna le retate di madri e figli centroamericani provocate e giustificate da Obama, e ha commentato: un presidente che ha parlato in maniera così commovente sulle morti violente di bambini causate qui da noi dalle armi, si è assunto il compito di spedire madri e figli in viaggi senza ritorno nei paesi più mortiferi del nostro emisfero.
Come hanno denunciato capi religiosi, dirigenti degli immigranti, organizzazioni per i diritti umani e per le libertà civili e perfino la più importante associazione nazionale di avvocati, la American Bar Asociation, che conta 400.000 membri, queste misure non solo vengono eseguite in maniera brutale (gli uniformati arrivano all’alba nelle case a cacciare le madri e i loro figli, già di per sé traumatizzati dalle condizioni dalle quali fuggono), ma violano principi legali nazionali e internazionali, soprattutto nei riguardi dei rifugiati. Neanche una lacrima.
Negli ultimi anni, Obama ha ordinato sempre più missioni per assassinare a lunga distanza –con velivoli noti come droni- contro obbiettivi terroristi. Benché vi sia un dibattito intenso per definire se queste operazioni siano precise e su come limitare i danni collaterali più che in altre missioni con truppe e bombardamenti, fatto sta che gruppi per i diritti umani e non solo sono riusciti a documentare un numero crescente di civili, compresi i bambini, che sono morti durante queste missioni. Alcuni calcoli variano dai 400 ai quasi 1000 civili solo in Pakistan (gli altri paesi dove si eseguono queste missioni sono l’Afganista, la Somalia e lo Yemen), incluso qualcosa come 200 bambini, cioè dieci volte di più di quelli che sono stati abbattuti in Connecticut.
Ex operatori di droni hanno commentato a The Intercept che c’è una grande quantità di vittime civili e che a volte riguardano bambini ammazzati come terroristi per divertimento (fun-size terrorist).
E’ impossibile immaginare una madre che giorno e notte sente il rumore dei droni sperando, pregando che non ammazzino i suoi figli per sbaglio in una di quelle zone di operazione in diversi paesi, e i mari di lacrime che questi popoli hanno versato nelle guerre più lunghe della storia statunitense. Nessuno sa quanti bambini sono morti, nessuno sa chi sono, nessuno sa cosa sognavano. Neanche una lacrima per questi danni collaterali.
Neanche per le famiglie distrutte e per i due milioni e settecento bambini, uno ogni 28 in questo paese, che hanno il padre o la madre in prigione a causa di un sistema di giustizia che è riuscito ad avere la popolazione carceraria più grande del mondo (pro capite), gran parte per delitti non violenti legati alla droga, cioè centinaia di migliaia di vittime della guerra contro la droga, quasi sempre poveri e nella maggioranza afrostatunitensi e latini. Si calcola che uno ogni 110 bambini bianchi ha il padre in carcere, ma per gli afrodiscendenti è uno ogni 15, e per i latini uno ogni 41. Ma niente, neanche una lacrima.
Per non parlare della più grande disuguaglianza economica da prima della grande depressione e dei suoi effetti nocivi, a volte devastanti, per milioni di famiglie che, in conseguenza dell’egoismo protetto dell’uno per cento più ricco –non è un punto ideologico, è empirico- devono accettare la fine dei sogni non solo per loro ma anche per i loro figli. O peggio, vedere i loro figli soffrire la fame (uno ogni sei), o se si appartiene alla minoranza, vivere temendo coloro che si suppone siano lì per proteggerli, vedere come uomini politici nazionali propongono di perseguitarli, e vedere come le conquiste delle lotte per i diritti fondamentali delle donne e delle minoranze vengano minati fino a smantellarli. Di fronte a tutto ciò, gli occhi del presidente restano secchi.
C’è da piangere.

*- David Brooks è editorialista del New York Times ma ha lavorato anche per altri importanti quotidiani nordamericani. Sostenitore di Obama, di cui ha scritto una biografia quando era ancora senatore, ammiratore di Israele, favorevole alla guerra in Irak, negli ultimi anni sembra aver cambiato molte delle sue idee, come dimostra questo articolo pubblicato su La Jornada dell’11.1.2016.
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